La bimba era inginocchiata poco lontana dalla croce. Un giovane romano si avvicinò, guardò la bambina piegata sulle ginocchia, fece un altro passo in avanti, sollevò la lancia sopra la spalla e la lanciò con forza in avanti. Il ferro a punta s’infilzò nel petto dell’uomo inchiodato alla croce. Dal torace gracile dell’uomo uscì poco sangue.
La bambina si coprì il volto con le mani.
– È morto – disse il romano.
– Lo so – rispose la bambina.
– È finita.
La bambina abbassò le mani, aprì gli occhi e scrutò il volto del romano.
– Se mi è permesso vorrei potere stare qui – disse. Poi girò la testa e guardò di nuovo la croce: – È mio padre.
– Fai pure. – Il romano staccò la lancia dal petto di Gesù. Fece un passo in dietro, raccolse un secchio e si allontanò.
– Papà, poco fa mi guardavi e mi parlavi. Sentivi le mie mani accarezzare i tuoi piedi, le mie lacrime bagnare le tue ferite. Ti hanno rotto e perforato, e ora tu non sei più che un corpo morto. Che senso ha tutto questo? Sono nata perché tu lo hai voluto, papà dimmi, sei dentro di me ora? È qui dentro che ti sei cacciato ora? Papà se è così, allontanati da me, esci dal mio cuore, mi fa troppo male.
La bambina si tirò su, si avvicinò alla croce e baciò i piedi di Gesù. – Padre mio, non puoi più sentire i miei baci, abbiamo passato così poco tempo assieme. Per quanti anni ti ho aspettato?
Si sentì un leggero scricchiolio della croce al vento. Poi lo scricchiolio scomparve; la bimba alzò gli occhi verso i monti – ogni sera speravo che tu entrassi dalla porta della mia stanza per darmi la buona notte.
Poi, si scansò di qualche passo e prese il sentiero che scendeva dalla collina – Padre mio, riprenditi il mio cuore, papà, riprenditi il mio cuore.
Un gruppo di persone salivano per il sentiero della collina. La bambina si scostò dal sentiero, chinò il capo e aspettò che il gruppetto le passasse di fianco. Li seguì con lo sguardo, procedevano con fatica su per la collina, poi guardò la croce un’ultima volta, si girò e riprese a camminare scendendo il sentiero.
Amen.